Il Peperino
Il Peperino, noto anche come Piperino, è una roccia magmatica caratteristica delle zone di Vitorchiano e Soriano nel Cimino, nella provincia di Viterbo, e dei Colli Albani, nella provincia di Roma.
È composto da frammenti di trachite o tefrite e contiene varie percentuali di leucite.
La sua colorazione classica è il grigio macchiettato.
È presente anche in diverse zone dell’Italia centrale, come sul Monte Amiata in Toscana.
Colore:
È comunemente di colore grigio, ma nella zona di Soriano viene estratto in varietà come il peperino grigio chiaro e il peperino rosa.
Nella sua qualità più dura e compatta è noto come lavagrigia e lavarosa.
Di colore rosa è molto più raro e apprezzato.
Storia e utilizzi:
Questa pietra è stata utilizzata sin dal Paleolitico e successivamente dagli Etruschi per i loro sarcofagi e dai Romani per gli edifici pubblici.
Nel corso dei secoli è diventata il materiale dominante per le costruzioni medievali e rinascimentali.
Nell’antichità, nella zona di Viterbo, il peperino fu utilizzato per la costruzione del teatro di Ferento.
Nel Medioevo, fu ampiamente impiegato per costruire diversi quartieri a Viterbo, come ad esempio il quartiere medievale di S. Pellegrino.
Il peperino è stato utilizzato anche per la costruzione di alcuni dei borghi più caratteristici del viterbese, come Vitorchiano e Soriano.
Da Soriano nel Cimino, il peperino è stato esportato fino in Canada, Giappone e Medio Oriente.
Peperino dei Colli Albani:
Nella provincia di Roma, è presente principalmente nel territorio comunale di Marino e lungo i crinali del Lago Albano, nei comuni di Castel Gandolfo, Albano Laziale, Rocca di Papa, Velletri e Ariccia.
A causa della sua ampia diffusione nell’area dei Colli Albani, che prendono il nome dall’antica capitale latina Alba Longa, i Romani chiamarono questa tipologia di peperino “lapis albanus”.
Le tipologie più comuni sono quelle di Marino e di Albano.
Nel territorio di quest’ultimo comune è stato identificato un tipo particolare di peperino chiamato peperino di Cecchina.
>Le cave per l’estrazione del peperino erano attive a Marino e ad Albano Laziale in epoca romana e ad Ariccia.
Formazione e composizione:
La formazione del peperino di Marino, e in generale di tutto il territorio dei Colli Albani, è dovuta all’attività del Vulcano Laziale, iniziata circa 600.000 anni fa e terminata 20.000 anni fa.
Il processo di solidificazione delle lave emesse dal cono vulcanico ha dato origine a diverse tipologie di minerali, tra cui il tufo diffuso nell’area tuscolana dei Colli Albani, la pietra sperone del Tuscolo (Frascati, Grottaferrata e Monte Porzio Catone) e il peperino.
Secondo la Carta Geologica d’Italia del Servizio Geologico d’Italia, i peperini albani sono classificati come tipologia v2: “Manifestazioni eruttive finali.
Brecce piroclastiche d’esplosione con lapilli, proiettili leucocratici, ultrafemici, pirosseniti biotitiche, più xenoliti di lave leucitiche e del substrato, facies cineritiche superiormente straterellate, in strati e banchi consolidati (peperino) rapidamente assottigliatosi allontanandosi dai centri d’emissione”.
Il peperino di Marino è descritto da alcuni studiosi come “lava fangosa indurita” con un magnetismo relativamente debole rispetto ad altre pietre della stessa zona.
Effettuando scavi nel sottosuolo di Marino, è possibile individuare filoni di peperino umidi, ancora in formazione.
Il peperino di Marino presenta un colore grigio variabile dalla tonalità chiara a quella scura.
All’interno della roccia sono presenti frammenti di altri minerali, come le zeoliti, che venivano spesso utilizzate per pulire le argenterie.
È possibile trovare inclusi nel peperino anche minerali cristallizzati e amorfi, globuli di calcite e persino piccoli frammenti di legno.
Durante la sua permanenza ai Colli Albani, l’architetto e studioso Leon Battista Alberti affermò di aver visto uscire da un blocco una serpe viva.
Senza dubbio, all’interno del composto del peperino si possono trovare piccoli animali morti, frammenti ossei e persino interi scheletri, come ad esempio uno scheletro di cervo trovato nel sottosuolo di piazza di Corte ad Ariccia nel 1786.
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